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Svagarsi ai tempi del Covid

Dopo aver pulito casa da cima a fondo, comprese le piastrelle del bagno, aver cucinato pane, pizza e torte da sfamare l’intero vicinato per una settimana, esservi tritati i polpacci con stretching e corsette sul posto… Terminate le vostre cinque ore quotidiane di smart working e conference call, rinchiusi i figli in stanze separate dopo l’ennesima lotta corpo a corpo, convinto il cane a ritagliarsi il suo (che è poi il vostro) spazio vitale ad almeno cinque centimetri dai vostri piedi… potreste aver voglia di svagarvi un po’. Ecco qualche consiglio, per gli amanti delle storie.

Il Film

Lo trovate su Netflix, il titolo è “The Place” ed è italianissimo. Regia di Paolo Genovese, adattamento cinematografico di una serie televisiva statunitense, ha il pregio di ritrarre un’umanità variegata, intrecciando storie di vita apparentemente anonime e facendole incontrare sempre e solo nello stesso luogo. “The Place”, appunto.

“The Place” è un bar, sito in una non meglio specificata città italiana, dove un Uomo senza nome, ogni giorno, ha appuntamento con diverse persone che gli si rivolgono per esaudire il loro desiderio più grande. L’Uomo è la loro ultima occasione. Ma ogni desiderio ha un prezzo: un compito specifico che ognuno dovrà accettare di svolgere per ottenere ciò che vuole.

L’Uomo ha con sé un libro, sul quale prende appunti e sceglie, di volta in volta, il compito che non è mai libero da questioni etiche e morali. C’è la suora Chiara, alla quale viene chiesto di rimanere incita per ritrovare la sua fede perduta. C’è l’anziana Marcella che, affinché il marito affetto da Alzheimer possa guarire, deve preparare un ordigno esplosivo con cui compiere una strage. C’è Fulvio, cieco dalla nascita, che se vuole acquistare la vista dovrà violentare una donna. Capita pure che qualcuno si rifiuti. E capita che qualcun altro s’interroghi sulla liceità dell’azione da svolgere. Ma, alla fine, la forza del desiderio supera tutti i rimorsi di coscienza e i dettami morali. Finché, un giorno, tocca all’Uomo esprimere il suo desiderio….

MERITA PERCHÉ… fa riflettere sulla natura umana e fino a dove saremmo capaci di spingerci pur di ottenere ciò che per noi è importante.

LA FRASE: “Ma perché chiedi delle cose così orrende, tu?” “Perché c’è chi è disposto a farle”.

La Serie

Anche questa è italiana, s’intitola “Passeggeri notturni” ed è trasmessa su RaiPlay. Chi è allergico alle serie infinite tipo soap-opera (da 10 stagioni, 20 episodi ciascuna, un’ora a episodio), può rilassarsi: arrivate al finale in poco meno di 130 minuti, come guardarsi un film in prima o seconda serata.

Enrico è il conduttore di un programma radiofonico di successo, che ogni sera invita i suoi ascoltatori a raccontare della propria esistenza per poi scegliere le canzoni più adatte “a musicare” la loro storia. Proprio dal racconto drammatico di un’ascoltatrice di nome Sabrina prendono le mosse le vicende successive, che condurranno i diversi personaggi a ricordare, interrogarsi, esporsi e fare delle scelte non sempre facili. Lavoro, famiglia, amore, amicizia, tradimenti, dolore e perdita attraversano gli episodi in una girandola di viaggi, dialoghi e memorie. La vita di ciascuno, dall’incontro con l’altro, è destinata a cambiare, sullo sfondo di una Bari frenetica e affascinante.

MERITA PERCHÉ… ci fa capire che la nostra vita, spesso segretamente, è legata a quella di altre persone che non conosciamo o abbiamo sfiorato appena per un istante.

LA FRASE: “Se guardate al vostro passato, vi è mai capitato di pensare… quel giorno, in quella stagione, è capitato qualcosa che ha cambiato la mia vita?”.

Il Libro

E siamo arrivati all’antica e buona carta stampata! Ma se preferite l’eBook, va bene lo stesso. Il libro che vi propongo di leggere è “Non buttiamoci giù” dell’inglese Nick Hornby, già autore dei più conosciuti “Febbre a 90” e “Alta fedeltà”. Il titolo sembra adattarsi perfettamente a questo periodo di isolamento forzato, non credete? E non è solamente metaforico.

La notte di San Silvestro quattro perfetti sconosciuti si incrociano sulla terrazza all’ultimo piano della Casa dei Suicidi. Ovviamente per farla finita. Ognuno di loro pensa di avere dei buoni motivi per buttarsi giù: Martin è un famoso anchorman rovinato dalla scappatella con una minorenne; Jess è disperata per la fine della relazione con il suo boyfriend; Maureen è stanca di una vita senza colori, trascorsa ad accudire il figlio gravemente disabile; JJ, sciolta la band in cui cantava e lasciato dalla fidanzata, non trova più un senso. Quattro motivi diversi, quattro vite alla deriva, quattro persone che non hanno nulla in comune tranne il desiderio di morire.

Sarà l’unico filo che li lega a portarli giù dall’ultimo piano, superando quella prima notte e altri 90 giorni alla ricerca di risposte che diano un significato allo stare al mondo. Il libro è scritto a quattro voci: ciascun personaggio, raccontando il proprio punto di vista sugli accadimenti, ci e si accompagna alla scoperta di sé, fino all’epilogo… che non vi dico perché non voglio spoilerare!!

MERITA PERCHÉ… a scrivere un romanzo sul tema del suicidio si rischia di scadere nel “drammone” zeppo di luoghi comuni e banalità. Hornby, invece, “scrive come parla”, è ironico, acuto osservatore e sensibile ai dettagli.

LA FRASE: “Dirmi che posso fare tutto quello che voglio è come levare il tappo dalla vasca da bagno e dopo dire all’acqua che può andare dove vuole. Voi provate, e vedrete che succede”.

Roberta Ghielmetti