Categorie
Impronte Orizzonti Visioni

IL PRIMO MAGGIO SI PIANTAVANO LE PATATE: STORIE D’ALTRI TEMPI… MA NEANCHE POI TANTO

Qualche settimana fa ricordo di aver chiesto a mio nonno quali giochi faceva da bambino, come passava le giornate, cosa faceva dopo la scuola, com’era stata la sua infanzia insomma.

Lui a questa domanda si era abbastanza risentito: “Giochi?” aveva detto con il suo tono un po’ burbero, “Quali giochi? Noi da piccoli andavamo a lavorare!”

E in effetti il lavoro ha scandito tutta la vita di mio nonno, come di moltissimi uomini e donne della sua generazione (lui era nato nel 1926).

Era un muratore, come suo papà e altre persone della nostra famiglia, e dopo essersi sposato aveva costruito da solo la casa dove avrebbe poi vissuto con mia nonna e con i bambini.

Aveva scelto un terreno piuttosto grande per poter avere anche uno spazio da coltivare.

Mio zio (suo figlio) mi ha raccontato proprio qualche sera fa che le “attività agricole” in famiglia erano rigorosamente scandite nel corso dell’anno: per esempio il 25 aprile mio nonno seminava il grano e il 1° maggio piantava le patate. Sfruttava queste giornate libere dal lavoro “ufficiale” per dedicarsi al lavoro “domestico”.

Alcuni anni dopo, sempre nel tempo libero, ha costruito altre due case da destinare ai suoi figli.

Quando ero bambina ricordo che mio nonno era già in pensione, ma la sua giornata era comunque scandita da lavori da fare: occuparsi di piccole riparazioni domestiche, badare a conigli e galline, all’orto e alle piante (solo i lavori più pesanti, il resto era compito della nonna), tagliare l’erba, fare il fieno… Spesso altre persone del paese lo chiamavano per fare qualche lavoro in casa (piccoli lavori di muratura e simili). Era sempre contento di aiutare e di poter essere utile.

Quando qualche anno fa, dopo gli 80 anni, le forze hanno cominciato ad abbandonarlo e ha dovuto mollare la presa, per lui è stato come perdere una parte di senso…

Mio nonno ha dedicato la sua vita al lavoro e alla famiglia e l’ha fatto in un modo così naturale che anche a noi veniva spontaneo seguirlo e imitarlo per quanto potevamo (io per esempio davo da mangiare e da bere ai conigli e raccoglievo le uova delle galline perché ero piccola e non sapevo fare tante cose, ma mio papà e i miei zii l’hanno aiutato nella costruzione delle case seguendo le sue direttive).

Tutto sembrava assolutamente normale, ma adesso, guardandomi intorno e indietro, mi rendo conto che non era affatto scontato: le persone come lui hanno costruito con le loro mani il nostro Paese, con grande umiltà, in silenzio, senza farlo pesare, e ci hanno lasciato un’eredità morale e materiale fondamentale. Le nostre radici sono in queste persone.

Molte di loro le abbiamo perse dolorosamente nelle scorse settimane, ma quello che hanno fatto, tutto il loro lavoro, non andrà mai perso.

A queste persone va dedicato questo Primo Maggio, con l’augurio che nei mesi duri che stiamo vivendo possiamo avere la loro stessa forza e il loro stesso coraggio. Seguendo il loro esempio, possiamo farcela.

Francesca Realini